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Ucciso davanti al figlio a Napoli: fermato un parente, l’omicidio per un debito da 5mila euro

Fermato a Milano il presunto assassino del 45enne Luigi Procopio, ucciso il 30 settembre alla Duchesca; l’indagato vicino ai Mazzarella di Forcella.
A cura di Nico Falco
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Immagine di repertorio
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È stato bloccato dalla Polizia di Stato il presunto killer di Luigi Procopio, il 45enne assassinato a colpi di pistola nel centro di Napoli davanti al figlio di 11 anni: si tratta di Antonio Amoroso, 37 anni, parente acquisito della vittima in quanto nipote della moglie; non risulta affiliato a clan di camorra ma la sua famiglia sarebbe inquadrata nei Mazzarella insediati a Forcella. Dietro l'omicidio ci sarebbe una questione di denaro: Procopio sarebbe stato ucciso per un debito di 5mila euro non saldato, sulla cui origine sono ancora in corso accertamenti.

L'omicidio in pieno giorno alla Duchesca

A rintracciare il presunto assassino nel capoluogo lombardo, gli investigatori della Squadra Mobile di Napoli (dirigente Giovanni Leuci) con l'ausilio della Mobile di Milano e il supporto tecnico del Servizio Centrale Operativo. L'agguato risale al primo pomeriggio del 30 settembre, in vico VII Duchesca. Le indagini degli investigatori napoletani, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia, avevano portato al fermo di indiziato di delitto, emesso nei giorni scorsi. L'indagato si era allontanato da Napoli subito dopo l'omicidio.

Anche la vittima risultava legata al clan Mazzarella: il nome di Luigi Procopio compare, infatti, in una indagine di alcuni anni fa sulla camorra del centro storico. In particolare, l'uomo, soprannominato "‘o ricchin", viene menzionato da Carmine Botta, in quel periodo reggente del clan Contini: in una intercettazione dà indicazioni affinché Procopio, indicato come inquadrato nei Mazzarella, venga convocato a San Giovanniello, nella roccaforte del clan, per un nuovo affare che riguarda i due gruppi criminali.

Gratteri: "Napoli non è il Sudamerica"

A Casola di Napoli, a margine di un incontro con gli studenti, il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, ha commentato in merito al fermo: "È l'ennesima risposta a chi tende paragonare Napoli a un Paese sudamericano, in modo dispregiativo". Il procuratore ha aggiunto:

Io dico, intanto fatevi un giro in alcuni Paesi e città del Sudamerica e poi tornate a Napoli e rifatevi la stessa domanda. Ci sono sì fatti criminosi, anche in pieno giorno. Però c'è anche la risposta. Ci sono i risultati. Noi penso che siamo sul pezzo. Si può sempre fare di più, si può migliorare se abbiamo più tecnologie, se abbiamo più strumenti tecnologici e possiamo ancora migliorare. Però c'è il fattore umano, ci sono investigatori di primo piano nel distretto di Napoli, c'è gente in Polizia, tra i Carabinieri e la Guardia di Finanza di altissimo livello. Io sono un filo ottimista per il futuro.

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